Lo scrittore campano Pasquale Matrone ha fatto uscire il suo ultimo romanzo Pompei e il Segreto della porta del tempo nei caratteri della Bastogi di Foggia. Tema portante della vicenda è il rapporto di contrapposizione ed esclusione Eros/Thánatos, nell’ impostazione mitica della tragedia di Orfeo ed Euridice: un arco pontefice unisce l’attualità con l’antichità o meglio è la porta del tempo che per­mette al giovane Marzio, nipote dell'anziano professore di Filosofia ed archeologo, Orfeo, di com­piere un fantastico viaggio nel tempo, a ritroso nei Secoli, fino a risalire ad uno scorcio dell'anno ̉79, sotto l'imperatore Vespasiano, nell'imminenza prossima dell'eruzione vesuviana.

II professore Orfeo, neanche a farlo apposta, è vedovo di Euridice, un’adorabile, moglie, che risul­ta essere la nonna del giovane protagonista Marzio, il quale si rifugia in campagna, presso il nonno pen­sionato, per spurgare i veleni assorbiti nel cuore e nell'anima a causa della crisi matrimoniale dei genitori, il cui rapporto d'amore è defunto fra litigi e ripicche: anche questo è un altro segno della dialettica Eros/Thánatos che informa di sé tutta la vicenda. Nella stupenda dimora avita, che è una casa agreste con campi e vigna ed altre dipendenze, il giovane Marzio annoda i fili misterici di un passato prossimo e di una radice remota, finché ricostruisce in forma di giallo fantasy la sua antica discendenza. La vicenda prende un’accelerazione improvvisa da uno sta­to di deliquio in cui il giovane cade per effetto di un’insolazione: si noti bene, anche qui, la dialettica.del troppo sole, che di per sé è vita, e che nell'eccesso conduce ad un passo dalla morte! In realtà, nel caso di Marzio, conduce ad un’oltranza che si colloca al di là delle barrie­re del mondo reale, in una coniugazione di forze e di amuleti misterici, di antica origine, egi­zia, più ancora che romana. Ed alla fine della fiera Marzio continuerà la sua vicenda, ma con un perfetto innesto, che svela le straordinarie doti di narratore di Pasquale Matrone, approderà nel contesto del vigoroso impero romano, in tarda epoca pagana, quando le notizie del Divino Maestro spirato in croce, come lo Spartaco di quasi due secoli prima, sono già di pubblico dominio. Anche l’esito finale della vicenda sarà da ricercarsi nella contrapposizione, di amo­re/morte, con la vittoria del primo sul secondo, in un modo tale che renderà possibile quasi estroflettere come un guanto l’interpretazione del mito di Orfeo ed Euridice e di rileggerlo in termini di possibilità del ritorno alla vita, se proprio non si voglia tentare la carta più impegna­tiva d'interpretarlo come resurrezione a nuovo nella fede dell'amore cristiano, interpretazione tra l'altro non apertamente autorizzata dall'autore, ma neppure esclusa. Di Matrone si apprez­za, con vero convincimento e compiacimento, la capacità di gestire il fantastico e di muovere con naturalezza la magia del mondo. Il suo protagonista è una sorta di Harry Potter espiantato dal grigio mondo delle magie celtiche e trapiantato con successo nello splendore solare dei miti mediterranei: lo studente campano Marzio si muove nel mondo imperiale romano con molto più self control e suasione di quanta non riesca ad effondere il liceale albione, con quel suo improbabile zuccotto lupettesco in capo. Straordinari poi sono i dialoghi e le ricostruzioni ambientali, così precise, calligrafiche, ricche e splendenti, per cui il libro finisce anche per svelare degli evidenti ed ammirevoli scopi didattici, in termini di arricchimento dei lettori gio­vani con informazioni che non si limitano ad essere nozionistiche o curiose, ma che realmente servono a costruire e a formare le giovani personalità, come accade nel dialogo tra i filosofi, che è una delle tante memorabili pagine di questo bel libro.     

Sandro Gros-Pietro (scrittore, saggista, redattore della rivista Vernice, editore)

(Vernice, n° 24/25, 2003)

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