Pompei e il Segreto della Porta del Tempo

Pasquale Matrone ha saputo conciliare l'invenzione, lo spunto, la verve narrativa con un solido substrato di citazioni, rimandi e richiami intertestuali che fanno perno sulla cultura, la letteratura classica, la mitologia. Un meccanismo complesso reso fluido dallo stile piano inframmezzato da frequenti dialoghi. Un costante spostamento di prospettiva tra diversi piani temporali, presente e passato, realtà attuale, ricordo, sogno, storia e leggenda.
Allo stesso tempo romanzo di formazione e d'avventura, filosofico e intimistico, sospeso tra riflessioni che investono il senso dell'esperienza umana nella sua globalità ed una vicenda personale, il cammino del singolo all'interno dei vicoli tortuosi di una vicenda che sfocia, alla fine, negli spazi più ampi della comprensione del mistero, sia quello su cui è incentrata la trama, sia quello più vasto che concerne l'esistere umano.
Per costruire le sue storie l'autore usa, come dice egli stesso, ingredienti quali: un'attenzione quasi maniacale nei confronti della realtà, che tuttavia ama "reinventare" e trasfigurare in una sorte di verosimile - fantastico, mai perdendo di vista l'alfabeto manzoniano, molta gavetta, tante letture, nessuna velleità di cambiare le sorti del genere umano, un costante lavoro artigianale e una voglia " matta" di scrivere.
 Marzio, il protagonista del libro, è un giovane del nostro tempo ma anche emblema della fragile ma tenace volontà umana di scoprire e di indagare sui perché. Nel passato, nell'epoca sospesa tra storia e mito di Pompei, oltre ai propri familiari, riscoperti uno dopo l'altro in volti e voci con cui viene a contatto, ritrova anche se stesso, l'amore, il coraggio, il dolore e la gioia, la maturità di uomo attraverso l'esperienza aspra della malattia e del dolore. Ritornato al suo mondo e alla sua epoca, trova come emblematica meta del suo viaggio di uomo, l'amore di Alessia, una giovane donna dei nostri tempi ma anche, come suggerisce l'etimologia de nome, l'eternamente cercata e amata Verità. Romanzo di impronta filosofica, questo di Pasquale Matrone, ma anche pervaso dal gusto sapido dell'affabulazione, la volontà e il bisogno di raccontare, di raccontarsi. Niente è casuale, a partire dalla scelta dei nomi, Orfeo, Euridice; ogni dato, ogni elemento si carica di richiami e significazioni ulteriori. Così come si rivela costante l'accostamento tra gli oggetti della quotidianità e il pensiero astratto, tra la più ordinaria concretezza e il livello metafisico. "E' anche dunque, ma non solo", come scrive lo scrittore e critico lucchese Ivano Mugnaini,"romanzo didattico, o forse sarebbe più corretto dire " orto - didattico ", l'insegnamento che sarebbe auspicabile praticare, quello che si fa ascoltare raccontando un fatto o spiegando un concetto rendendolo vivo, tangibile, percepibile in modo immediato".
   Pompei, innanzitutto, la storia e la leggenda. La vita quotidiana documentata con cura, nei dettagli, rielaborata dalla fantasia e da un interesse profondo per gli stati d'animo. Quell'interesse che spinge il protagonista Marzio a chiedersi cosa provavano gli abitanti di Pompei quando ebbero la sensazione e la crudele certezza della fine imminente. Marzio, benché giovane autentico, credibile, è anche capace di ragionare con rigore. E' allievo, sa ascoltare, sa chiedere, ma è anche professore in nuce. Per la sete di sapere e di scoperta. Vive con trasporto le esperienze quotidiane ma riflette anche sulle parole dei filosofi e dei letterati. Grazie ad un abile meccanismo narrativo, l'invenzione della magica Porta del Tempo, Matrone trasporta il protagonista del libro nell'antica Pompei in una dimensione in cui tramite frequenti agnizioni ritrova i personaggi chiave della propria vita ma anche della Storia con la S maiuscola. Attraverso fatti ed eventi che accostano il testo ai parametri del romanzo giallo e del racconto avventuroso, tra misteriose presenze che prendono a poco a poco forma e nome, oggetti-amuleto (quali la chiave, la lucerna, la moneta e la piccola mano), quadrati magici di esoterica tradizione, medaglie dalle emblematiche effigi, templi e porte dagli eccezionali poteri, la vicenda procede fino al simbolico e significativo finale.Marzio si ammala e crede di essere morto, ma grazie al magico chirurgo e all'affetto dei suoi cari ritrova non solo la salute ma anche la gioia. I genitori, Giorgio e Paola, trovano la volontà di risolvere i loro dissidi e si riconciliano. E il nonno di Marzio favorisce il suo incontro con Alessia, la Verità, la soluzione del mistero più arcano ed essenziale, il senso della vita, l'onore.
   Un romanzo costruito con accurata passione, questo di Pasquale Matrone. Un mosaico complesso di fatti, concetti e stati d'animo, posti uno a fianco dell'altro. Il tutto da, a fine lettura, una visione d'insieme omogenea, la sostanza di un testo a metà strada tra erudizione e fantasia. Un gradevole incontro tra la vicenda di un uomo e la Storia, tra gli enigmi fascinosi del passato e le domande fondamentali, su cui riflettono da sempre gli uomini di ogni epoca.

 

Valeria Serofilli (poetessa)

(Pomezia-Notizie, 2004)

Serofilli Valeria - -

 
 
 
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