Pompei e il Segreto della Porta del Tempo

Pasquale Matrone, nel suo nuovo romanzo, ha fatto rivivere Pompei, delineando con vigore la fisionomia dei vecchi pompeiani che popolano sogno (speranza) e incubi del protagonista principale: Marzio.

La bella figura di nonno Orfeo, dall’intensa e poetica umanità che la lega alla moglie Euridice oltre i confini della morte,  è un personaggio da Mito  e un punto di riferimento per il susseguirsi di colpi di scena descritti in maniera avvincente nel corso di tutto il romanzo. Altro punto focale dell’intera vicenda è Lucio, lo zio prete, morto giovane, che scrive e lascia un misterioso e inquietante diario, fonte di ispirazione per fare un viaggio onirico e misterioso attraverso la Porta del Tempo, vero “Rito di Passaggio”, non solo nel senso letterale ma anche e soprattutto umano che, al pari di Marzio, ognuno di noi, cosciente o no, ha dovuto attraversare per raggiungere la propria maturità fisica e spirituale. Al di là della Porta, si scoprono personaggi dell’antica Pompei, dei quali si è conosciuto il nome in tempi scolastici e di cui mai avremmo avuto modo di delineare pregi e difetti: solo Matrone, con la propria innata umanità e sensibilità, affinata da profondi studi umanistici, poteva riuscire nell’intento. Egli ha rivestito nuovamente di carne palpitante figure come il Chirurgo Mago, Sepunio, Fabio, Vibia Tertulla e i tanti altri che si avvicendano quali (o come) Sacerdoti di una liturgia di “Passaggio”.

Tutta la storia è un  susseguirsi di “qualcosa” che sfugge all’analisi e non si può descrivere, per le sensazioni che nascono via via che la lettura prosegue, ne fa un romanzo che si legge tutto d’un fiato senza adoperare il segnalibro, senza soluzione di continuità; lo stimolo potente di conoscere l’esito finale non permette intervalli e, arrivati in fondo, tiriamo un sospiro di sollievo nel leggere l’esito positivo di tutta la vicenda.

Il romanzo di Matrone stimola chi legge a considerare i suoi personaggi (leggi Umanità), senza pregiudizi; l’Autore, facendo vivere personaggi di oggi con quelli dell’altro ieri in continuo confronto, ci fa scoprire che niente è cambiato negli atteggiamenti degli uni e degli altri: a guidarli sono gli stessi sentimenti, gli stessi caratteri. In ultima analisi, quindi, l’Uomo “individuo” è sempre lo stesso, dall’età della pietra, al  ‘79 dopo Cristo fino ad oggi. È cambiato solo il suo guardaroba.

Renato Braga (geologo, naturalista, archeologo e saggista)

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